Giulia Claudia Manzoni (Giulia o “Giulietta” Manzoni)
Nel Dicembre del 1808 a Parigi, nella casa di Boulevard des Italiens venne al mondo la primogenita di Alessandro ed Enrichetta Manzoni. Fu battezzata con rito cattolico e chiamata Giulia Claudia (ma per i suoi cari era “Giulietta”). I Manzoni restarono a Parigi fino al Giugno del 1810; successivamente si trasferirono prima nella tenuta di Brusuglio appena fuori Milano (di proprietà di Giulia Manzoni Beccaria, la nonna di Giulietta),e infine a Milano.
La vita familiare di Giulietta sarebbe trascorsa serenamente, caratterizzata dall’arrivo dei numerosi fratelli e sorelle, se non ci fossero stati la cattiva salute della madre e il precario stato di nervi del padre a condizionarla. Come per tutti i figli maggiori del Manzoni, si optò per l’educazione in casa; Giulietta non aveva grandi svaghi e nemmeno molti amici, ma la sua vita era resa movimentata dagli arrivi e le partenze degli ospiti, dal chiasso dei fratelli, dall’affaccendarsi della servitù. Giulietta era giudiziosa, seria e molto materna con i fratelli.
Fece due viaggi importanti con la famiglia. Nel Settembre del 1819, quando i Manzoni tentarono il ritorno a Parigi per stabilirvisi (ma dopo meno d’un anno fecero ritorno a Milano), e il “viaggio in Toscana”, dal Luglio al Novembre del 1827. Alla data del primo viaggio era ancora una bambina, ma del secondo si apprende, dalla fitta corrispondenza che lei intrattiene con Giacomo Beccaria1, che per lei non fu particolarmente piacevole; a Firenze (di cui tra l’altro lamentava l’eccessiva confusione e la scarsa pulizia) si era sentita spaesata e infelice. Essendo di natura riservata e un po’ malinconica, stringeva con difficoltà amicizie e in quell’occasione non vide l’ora di tornare a Milano.
Nel Marzo del 1831 si presentò in casa Manzoni Massimo d’Azeglio, aristocratico piemontese, che aveva allora trentatré anni. Si occupava di pittura e da poco aveva iniziato a scrivere. Era un uomo alto con grandi baffi, spigliato e vivace (dal Manzoni, che nutrì sempre una grande simpatia per lui, apprendiamo che egli sapeva “cantare, suonare, ballare, cavalcare, giocar il biliardo e tirar di scherma”). Era andato a trovare i Manzoni con due propositi: parlare del suo romanzo storico (Ettore Fieramosca) e conoscere la primogenita. Del romanzo non osò parlare, ma dopo poche settimane chiese Giulia in sposa. La ragazza, forse intuendo la profonda differenza dei loro caratteri, forse perché temeva il grande sconvolgimento di vita cui sarebbe andata incontro, in un primo momento rifiutò; ma alla fine, anche per le grandi insistenze della nonna paterna che sperava che il matrimonio potesse “scuotere” la timida, malinconica nipote, accettò. I due si sposarono il 21 Maggio del 1831.
Non fu un matrimonio felice; Giulia cercò di essere una buona moglie per Massimo, ma il loro modo di concepire la vita familiare e la quotidianità era troppo diverso, vivevano in due mondi paralleli destinati a non incontrarsi mai (lui un artista mancato e un gaudente, sempre fuori casa, lei introversa e dedita alla famiglia). Il 10 Gennaio 1833 nacque la loro bambina, Alessandra (“Rina”). Il suo arrivo non aiutò la coppia; la distanza tra i coniugi stava diventando sempre più marcata. Senz’altro Massimo era infelice, ma Giulia, che tra l’altro sospettava che il marito la tradisse2, precipitò in uno stato di depressione che si manifestò in atteggiamenti di insofferenza nei confronti della suocera e degli altri parenti del marito, e che sfociò nell’incapacità di sopportare la sofferenza degli altri (perfino quella della madre in condizioni ormai gravissime), e in una cattiva gestione del denaro. L’originaria malinconia si era mutata in disperazione.
Il giorno di Natale del 1834 morì la madre di Giulia, Enrichetta Manzoni; l’estate successiva Giulia si mise a letto con febbre alta e non si rialzò più; morì il 20 Settembre del 1834; sul suo certificato di morte venne scritto “tabe mesenterica”3.
Giulia fu sepolta a Brusuglio. Manzoni scrisse l’epigrafe per la sua tomba:
A GIULIA D’AZEGLIO NATA MANZONI
MORTA NELLA PACE DEL SIGNORE
IL GIORNO 20 DI SETTEMBRE 1834
IL MARITO E I PARENTI DESOLATI
LA RACCOMANDANO ALLA MISERICORDIA DI LUI
E ALLE PREGHIERE DEI FEDELI
1. Parente della nonna Giulia Manzoni Beccaria, persona colta e ben introdotta nei circoli artistici e letterari. Per lui Giulia Manzoni sembra abbia nutrito una spiccata simpatia che lui ricambiò con grande amicizia, ma niente di più.
2. Sembra che sospettasse una relazione tra il marito e la zia acquisita Louise Maumary Blondel (“Tante Louise”, moglie di un fratello di Enrichetta), non si sa quanto fondatamente. Sta di fatto che meno di un anno dopo la morte di Giulia, Louise diventerà la seconda moglie di Massimo, suscitando il forte disappunto dei Manzoni; tuttavia, sarà proprio lei più tardi a intercedere presso i Manzoni per una riconciliazione con il d’Azeglio, del quale sopportò (durante i pochi anni del loro matrimonio) lo spirito “vagabondo”, e della cui figlia si prese cura con grande affetto e abnegazione.
3. Una diffusa complicanza della tubercolosi polmonare. Tubercolosi intestinale con interessamento del peritoneo e dei linfonodi mesenterici e retro peritoneali, che si presentano ingrossati e degenerati; dal punto di vista clinico è caratterizzata da febbre, addome meteorico, diarrea e grave deperimento generale secondario alle alterazioni dell’assorbimento intestinale.
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