Vittoria Manzoni Giorgini
Vittoria, unica tra le figlie del Manzoni a essergli sopravvissuta. Era diversa dalle sorelle; più forte, più sana, più agile. Non era bella, ma la grande vitalità la rendeva molto graziosa.
Nata nel 1822, all’età di nove anni (Agosto 1831) venne mandata a Lodi al collegio della Madonna delle Grazie presso le Dame inglesi. Da poco si era sposata la sorella maggiore Giulia e la sorella minore (Matilde, l’ultima dei figli di Alessandro ed Enrichetta) aveva poco più di un anno. Fu la prima dei figli della coppia ad andare in collegio; la mamma oramai era troppo malandata per poter seguire la sua educazione.
Benché lontana, tutta la famiglia (e in particolare la mamma e la nonna Giulia) mai le fecero mancare l’affetto, grazie ad una fitta e tenera corrispondenza. Ma la salute della madre peggiorava costantemente, tanto che nell’autunno del 1833 era ormai chiaro che la fine era vicina. I primi di Dicembre Vittoria tornò da Lodi; il 12 fu fatta ripartire. Non avrebbe più rivisto la madre, che morì il giorno di Natale. Meno di un anno dopo morì anche la sorella maggiore Giulietta.
Nel 1836 Vittoria cambiò collegio e fu messa nel Monastero della Visitazione a Milano e l’anno successivo il padre si risposò con Teresa Borri. Nella primavera del 1841 uscì dal collegio per assistere la sorella Cristina malata, che nel frattempo si era sposata e aveva avuto una bambina. Cristina morì poco dopo e Vittoria ritornò in collegio per lasciarlo definitivamente nell’estate successiva. Oramai però, dopo il secondo matrimonio del padre, tutto era cambiato nella casa paterna, così preferì trasferirsi dalla sorella Sofia, sposata (con Gianbattista Giorgini) e con figli piccoli.
Quando nel ’45 morì anche Sofia, che l’aveva circondata di affetto fraterno e materno insieme, dovette ritrasferirsi suo malgrado nella casa del padre. Poco dopo Vittoria si ammalò di una grave bronchite che paradossalmente si rivelò provvidenziale per lei: Tante Louise
propose infatti alla giovane convalescente, per farle cambiare aria, di andare con lei e la piccola Alessandra (Rina), in Toscana. Durante questo soggiorno Vittoria, attraverso amici di Luisa, conobbe un giovane professore (insegnava istituzioni canoniche) dell’Università di Pisa, G. Battista (Bista) Giorgini. Dopo circa un anno, nel Settembre del ’46, i due si sposarono e si stabilirono a Lucca.
La famiglia di Bista accolse Vittoria (e non solo lei, ma anche la sorella minore Matilde) con molto affetto. Era una famiglia di spicco in Toscana, iscritta all’albo del patriziato lucchese; il nonno ebbe importanti incarichi pubblici nel Ducato di Lucca e il padre, Gaetano, fu Provveditore agli studi, Rettore all’Università di Pisa e Ministro nel Granducato di Toscana. La madre, Carolina dei conti Paleologo Diana, definita da Vittoria in una sua lettera al fratello Pietro “assai stramba”, viveva per conto suo (dopo che da tempo aveva abbandonato i quattro figli alle esclusive cure del marito).
La prima figlia di Bista e Vittoria, Luisa, nacque nel ’47 e agli inizi del 1848 i coniugi si trasferirono a Pisa con la bambina; con loro andò ad abitare Matilde, la sorella minore di Vittoria, che uscita anche lei dal collegio e a disagio nella casa paterna, li seguì nei loro spostamenti in Toscana fino alla sua prematura morte il 30 Marzo del 1856. Intanto, nel ’53 alla coppia era nato anche un maschietto, Giorgio. Un anno dopo la morte della sorella Matilde, un altro terribile lutto colpì Vittoria: morì di scarlattina la sua piccola Luisa (a soli 10 anni), la primogenita.
I dispiaceri minarono fortemente la salute di Vittoria, che soffriva di frequenti mal di testa e accusava spesso dolore ai reni; inoltre, la sua vista si era notevolmente indebolita. Nonostante ciò, e mentre il marito oramai si dedicava completamente alla vita politica che lo teneva spesso lontano da casa, rimase per la terza volta incinta, e il 31 Dicembre del 1860 nacque una bambina a cui venne messo il nome di Matildina. I due figli di Vittoria crescevano belli e sani, ma Vittoria, un po’ per l’insorgenza dell’artrite deformante, un po’ per le frequenti e lunghe assenze del marito, attraversò un periodo di grandi crisi depressive; come scrisse però nelle sue memorie, “Dio ebbe pietà di me – ritrovai presto me stessa – e dalle brevi battaglie uscii più serena e più forte, perché più strettamente abbracciata alla croce…”. Iniziò insieme al marito a lavorare al Vocabolario della lingua italiana, il cui progetto era stato messo a punto anni prima con Gino Capponi. Nell’autunno del ’66 i Giorgini si trasferirono a Firenze e Matildina fu messa nel Conservatorio di Sant’Anna a Pisa, mentre Giorgio fu mandato a Milano all’Accademia Militare. Nell’estate del ’68 Vittoria vide per l’ultima volta il padre nella casa di Brusuglio; Alessandro Manzoni morì il 22 Maggio del 1873.
Uscita la figlia dal Conservatorio nel 1876, i Giorgini decisero di stabilirsi a Roma. Matildina nel 1880, dopo aver sposato Roberto Schiff, professore di chimica, si stabilì a Modena, mentre Giorgio, rinunciando alla carriera militare, si occupò di una cava di marmi che i Giorgini avevano a Massa Carrara. Vittoria e Bista nel 1881 lasciarono Roma per andare a vivere vicino ai figli, a Montignoso. Vittoria lì si mise a scrivere, con grande fatica a causa dei suoi problemi di vista, poesie insieme alle sue memorie. Il 15 Gennaio del 1892 all’età di 70 anni morì di polmonite; fu la più longeva tra i figli di Alessandro Manzoni.
1 Tante Louise: Luisa Maumary, moglie in prime nozze di Enrico Blondel, fratello della madre di Vittoria, Enrichetta. Rimasta vedova molto giovane, sposò in seconde nozze (1835) Massimo d’Azeglio, da poco vedovo di Giulia (sorella di Vittoria), ma il matrimonio durò pochi anni. Appena sposati presero in casa la figlia di Massimo e Giulia, Alessandra (Rina), che all’epoca aveva poco più di due anni. Luisa si occupò della bambina come una madre, anche dopo la sua separazione da Massimo, e rimase sempre molto vicina alla famiglia Manzoni.
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