Cenni sull’Interpungere Manzoniano – La parentesi
Come nota la studiosa Bice Mortara Garavelli, “da solo il romanzo potrebbe offrire un’esemplificazione soddisfacente di come la posizione parentetica permetta al narratore di intervenire nel mondo narrato pur restandone al di fuori”. Ecco alcuni esempi tratti dalla Ventisettana, che non subiscono modifiche nell’edizione definitiva: V X 164: «A questo il principe (non ci soffre il cuore di dargli in questo momento il titolo di padre) non rispose direttamente» (= Q 167) V X 167: «Detto fatto, il principe uscì, e andò veramente (che non fu picciola degnazione) dal detto vicario» (= Q 170) V XX 340: «Intanto i tre bravi sopraddetti e lo Squinternotto che era il quarto (vedete bei nomi questi, da conservarceli con tanta cura) rimasero coi tre...
Leggi tuttoCenni sull’Interpungere Manzoniano – I puntini di sospensione
4.1. La sospensione del discorso. All’interno di questa funzione occorre distinguere ulteriormente, anche se dobbiamo limitarci a individuare solo alcune categorie più stabili, ma pur sempre estremamente sfumate e che stingono l’una nell’altra, per evitare di addentrarci in una casistica molteplice quanto le cause fisiche o psicologiche che possono provocare la sospensione del discorso. Un campo (e non solo, propriamente, quello della sospensione, ma anche quello dei puntini come pausatori della comunicazione discorsiva, alla stregua di gesti o di ammicchi) nel quale Manzoni si muove da maestro. 4.1.1. Il cambio di progetto. L’enunciazione talvolta subisce un arresto e riprende con una diversa impostazione sintattica: l’interlocutore...
Leggi tuttoCenni sull’Interpungere Manzoniano – La Lineetta
Com’è noto, la lineetta era (considerando come periodo di riferimento la prima metà del XIX secolo) un segno d’interpunzione piuttosto recente, di probabile origine inglese. Sembra che il primo testo in cui compare sia la traduzione cesarottiana delle poesie di Ossian (Padova 1763), che con la sua notorietà avrà contribuito a diffonderlo. Esso infatti furoreggia fra tardo Settecento e primo Ottocento, al punto da suscitare la protesta del Leopardi: “Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io?” (Zibaldone, p. 975). Il Foscolo ne fece scialacquo nella traduzione di Sterne e nell’Ortis, con un vasto settore d’impiego, perché, oltre ad introdurre turni dialogici e...
Leggi tuttoCenni sull’Interpungere Manzoniano – Introduzione
Pubblico in questo spazio alcuni capitoli della mia tesi triennale “L’evoluzione della punteggiatura nei Promessi Sposi“. Considerati i notevoli interventi del Manzoni sul piano lessicale e fonomorfologico, lo scopo di questo studio era quello di appurare se trasformazioni di un certo peso, anche se non di tale portata, si fossero verificate anche riguardo alla punteggiatura. Tra le caratteristiche generali dell’interpungere manzoniano (caratteristiche che permangono quindi da un’edizione all’altra), possiamo annoverare: 1) La rigorosa distinzione, attraverso convenzioni tipografiche costanti, tra il parlato [""] e il discorso mentale [- -], che così spesso e così efficacemente si alternano e si fanno contrappunto nel romanzo...
Leggi tuttoLa Monaca di Monza: chi era costei?
La Monaca di Monza: il personaggio dei Promessi Sposi che forse più di tutti gli altri è in grado di ricondurci all’eterna questione del rapporto tra bene e male, della loro sostanziale inscindibilità. Una monacazione forzata, un amore proibito, la disperazione che porta al delitto: ma chi è stata davvero la Signora? Dai Promessi Sposi del ’40 (come del resto dalla versione precedente, la Ventisettana) emerge una figura di donna colpevole, degna di biasimo soprattutto per non aver trovato in sé la forza di opporsi al perfido volere del padre (“Ciò che [...] s’impossessava di tutto il suo animo, era il sentimento de’ gran progressi che aveva fatti [...] sulla strada del chiostro, il pensiero che a ritirarsene ora ci vorrebbe molta più forza e...
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