Cenni sull’Interpungere Manzoniano – La parentesi
Come nota la studiosa Bice Mortara Garavelli, “da solo il romanzo potrebbe offrire un’esemplificazione soddisfacente di come la posizione parentetica permetta al narratore di intervenire nel mondo narrato pur restandone al di fuori”.
Ecco alcuni esempi tratti dalla Ventisettana, che non subiscono modifiche nell’edizione definitiva:
V X 164: «A questo il principe (non ci soffre il cuore di dargli in questo momento il titolo di padre) non rispose direttamente» (= Q 167)
V X 167: «Detto fatto, il principe uscì, e andò veramente (che non fu picciola degnazione) dal detto vicario» (= Q 170)
V XX 340: «Intanto i tre bravi sopraddetti e lo Squinternotto che era il quarto (vedete bei nomi questi, da conservarceli con tanta cura) rimasero coi tre dell’innominato» (= Q 340)
V XXXIII 574: «– Se lascio scappare una occasione così buona, – (La peste! Vedete un po’ come ci può far talvolta adoperar le parole, quel benedetto istinto di riferire e di subordinar tutto a noi medesimi!) – non ne torna più una simile! –» (= Q 572)
V XXXIV 596: «dismessa in somma ogni maniera d’abito che potesse cogli svolazzi toccar qualche cosa, o dare (il che era più temuto di tutto il resto) agio agli untori» (= Q 594).
Quando l’inserto parentetico rischia di far perdere il filo al lettore, il termine che precede l’apertura della parentesi viene ripreso subito dopo la chiusura di questa. Riporto alcuni esempi tratti dall’edizione del ’27; nella Quarantana viene aggiunta la virgola dopo la parentesi di chiusura (oppure spostata in avanti qualora essa compaia anche nella Ventisettana, prima della parentesi di apertura).
V X 167: «La sposina (così si chiamavano le giovani monacande, e Gertrude al suo apparire fu da tutti salutata con quel nome) la sposina ebbe che fare assai di rispondere ai complimenti» → Q 170: «con quel nome), la sposina»
V XV 270: «Consistevano questi, (c’incresce di dover discendere a particolari indegni della gravità storica; ma la chiarezza lo richiede) consistevano in una cordicella lunga» → Q 269: «Consistevano questi (ci dispiace […]), consistevano»
V XVI 285: «e costoro, (avevano il diavolo addosso vi dico, e poi vi era chi soffiava lor negli orecchi) costoro dentro a furia» → Q 285: «costoro (avevano […]), costoro, dentro come disperati»
V XXV 432: «partì come un fuggitivo, come (ci sia un po’ lecito di sollevare i nostri personaggi con qualche illustre paragone), come Catilina da Roma» (= Q 429)
V XXVIII 479: «S’era trovato (come sempre nei tempi di carestia rinasce uno studio di ridurre in pane materie alimentose solite a consumarsi sotto altra forma) s’era, dico, trovato di far entrare il riso nel composto del pane» → Q 476: «S’era immaginato (come […]), s’era, dico, immaginato»
V XXXVIII 673: «L’uomo, (dice il nostro anonimo: e già sapete per prova ch’egli aveva un gusto un po’ strano in fatto di similitudini; ma comportategli anche questa, che avrebbe a esser l’ultima) l’uomo, fin che sta in questo mondo» → Q 671: «L’uomo (dice […] l’ultima), l’uomo».
E’ interessante un caso di sostituzione della parentesi con la lineetta, per sottolineare il “discorso pensato” entro cui si inserisce la precisazione.
V III 43: «– Ho capito, (disse fra sé e sé il dottore, che in verità non aveva capito). Ho capito. –» → Q 45: «– Ho capito, – disse tra sé il dottore, che in verità non aveva capito. – Ho capito. –»
Nei Promessi Sposi (in entrambe le edizioni) si riscontra infine la chiusura tra parentesi di interi periodi, fenomeno tutt’altro che ignoto alla prassi ottocentesca:
V XIV 248: «so che cosa vuol dire quella faccia d’ariano, col laccio al collo.” (In capo alle gride si metteva allora l’allarme del governatore; e in quella di don Gonzalo Fernandez de Cordova spiccava un re moro incatenato per la gola.)» (= Q 248)
V XVIII 317: «a far visita al loro comune zio del consiglio-segreto. (Era una consulta composta allora di tredici personaggi di toga e di spada, da cui il governatore prendeva parere, e che, morendo un d’essi, o venendo mutato, assumeva temporariamente il governo). Il conte zio» (= Q 317)
V XXXIV 595: «quella crociata di vie che si chiamava il carrobio di porta Nuova. (Quivi era allora una croce a capo del corso, e in prospetto ad essa, accanto al luogo dove ora è san Francesco di Paola, una vecchia chiesa col titolo di santa Anastasia.) Tanta era stata» (= Q 592-93).
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